La lingua inglese è ormai diventata indispensabile nel nostro mondo globalizzato. L’inglese è la lingua utilizzata nella diplomazia, nel commercio internazionale, negli affari. Che ci piaccia o no, dobbiamo fare i conti con questa realtà e imparare questa lingua se non lo abbiamo già fatto. È vero che forse non lavoriamo in settori che richiedono relazioni di carattere internazionale, ma in fin dei conti prima o poi ci ritroveremo a dover parlare inglese.
Sia che viaggiamo o che preferiamo non spostarci da casa, l’inglese è importante per comunicare con persone di altri paesi ma anche per reperire informazioni online non disponibili nella nostra lingua. Tale è la sua importanza che in tutti i paesi non anglofoni, l’insegnamento della lingua inglese è ormai obbligatorio ed è oggetto di investimenti importanti da parte dei governi e di iniziative che ne promuovono l’apprendimento. I programmi ministeriali italiani pongono l’accento in particolare sulla comunicazione e sull’importanza di imparare un’altra lingua come mezzo per aprirsi a nuove culture e ad altri popoli.
Come è messa l’Italia?
Il rapporto internazionale sulla competenza dell’inglese nel mondo, EF EPI, quest’anno alla sua settima edizione, ha visto l’Italia 26° sui 27 paesi europei, e 33° sugli 80 paesi del mondo che hanno partecipato al test. L’Italia ha un livello di competenza pari a 54,63 e cioè si pone ad un livello medio insieme alla Bulgaria, la Grecia e la Lituania. In Europa si posiziona al di sotto della Francia e prima di Russia, Ucraina, Turchia e Azerbaigian. Il rapporto ha analizzato 20 importanti iniziative a favore dell’apprendimento dell’inglese svolte in vari paesi, come i programmi scolastici, la formazione dei docenti, l’utilizzo di piattaforme di apprendimento online. Inoltre come nelle altre edizioni, sono stati presi in considerazione fattori come il grado di scolarità, la spesa per l’istruzione e la diffusione di internet, aspetti ritenuti importanti per l’acquisizione della lingua. Sappiamo, infatti, quanto la diffusione di internet e le iniziative per favorire l’istruzione influiscono sulla crescita culturale e sulla motivazione ad apprendere, elementi fondamentali anche nel caso dell’apprendimento di un’altra lingua.
L’Italia purtroppo non vanta una posizione incoraggiante da questo punto di vista, basti pensare che la diffusione di internet è solo al 65,6% e la spesa pubblica per l’istruzione all’8,4% secondo le statistiche della Banca Mondiale. La media mondiale dei Paesi EF EPI relativa alla spesa pubblica per l’istruzione dal 2010-2013 è stata del 14%, da un minimo del 7,3% (Azerbaigian) a un massimo di 31,3% (Thailandia).
Un altro dato interessante è dato dal punteggio medio degli studenti per età. Essendo la lingua inglese una materia costante dei vari programmi scolastici, dalla scuola materna all’università, anche il miglioramento nell’acquisizione della lingua dovrebbe essere tale. Sempre secondo il rapporto EF potrebbe essere dovuto alla diversa attenzione data nei programmi scolastici all’ascolto e alla lettura. Un’altra spiegazione potrebbe essere il diverso monte orario dedicato allo studio dell’inglese nei vari cicli d’istruzione oppure ancora la pressione esterna che alcuni giovani potrebbero ricevere per imparare la lingua. È questo il caso di giovani intorno ai 18 anni che per prepararsi ad entrare nel mondo del lavoro o a svolgere i test di ingresso all’università potrebbero dover migliorare le proprie competenze in inglese.
Lingua inglese e regioni d’Italia
Secondo il livello medio di competenza raggiunto dall’Italia nel rapporto EF EPI, i partecipanti sarebbero in possesso delle seguenti abilità: partecipare a riunioni nel proprio ambito di specializzazione, capire i testi delle canzoni, scrivere e-mail professionali. Ci sono però delle differenze tra regione e regione. Dando un’occhiata ai dati, salta subito all’occhio una spaccatura tra nord e sud. Si va dal 56,62 del Friuli al 48,95 della Basilicata. Anche quest’anno, dunque, il Friuli presenta i risultati migliori, seguito da Lombardia, Liguria, Emilia Romagna e Marche. Il Lazio è l’ultima regione a rientrare in un punteggio medio, mentre le ultime in classifica sono Campania, Umbria, Calabria, Sicilia e Basilicata.
Cosa fare per un cambiamento reale?
Al di là delle classifiche, bisognerebbe chiedersi cosa si possa fare per migliorare le competenze degli italiani nella lingua inglese. Forse implementare l’innovazione didattica nelle scuole potrebbe essere di aiuto. Ma il cambiamento dovrebbe avvenire principalmente nei singoli, nella volontà di ciascuno, nella disponibilità a mettersi in gioco. Forse potremmo cominciare a riflettere sulla necessità di mettere da parte la pigrizia e impegnarci nell’apprendimento di questa lingua.
Esiste al momento un dibattito acceso sul rapporto tra apprendimento delle lingue e doppiaggio dei film. È vero che se si fa una comparazione tra la classifica EF e i paesi europei che ricorrono al doppiaggio si possono notare delle corrispondenze che potrebbero non essere casuali. Ad esempio i paesi in testa sono quelli del Nord Europa, gli stessi che in generale non ricorrono al doppiaggio al cinema. E se non fosse solo una coincidenza? Non vogliamo entrare nel merito del dibattito, ma sicuramente i film in lingua e i sottotitoli sono un ottimo metodo per imparare una lingua, in quanto ci si espone contemporaneamente a due lingue, la propria e la nuova, e questo favorisce l’apprendimento implicito. ABA English ricorre proprio a questo metodo per l’insegnamento della lingua inglese. Attraverso la presentazione di cortometraggi sottotitolati e di esercitazioni online potrai imparare l’inglese senza fatica e in poco tempo. Perché non provare oggi?