Quest’anno la giornata mondiale del sordo si terrà il 23 settembre. Si tratta di un evento importante per sensibilizzare l’opinione pubblica all’importanza dell’integrazione della comunità dei sordi e per far conoscere la cultura e il mondo dei non udenti.
Sul linguaggio dei segni purtroppo sussistono molte idee errate. Molti, ad esempio, credono che si tratti di una lingua unica per l’intera comunità mondiale, mentre altri si chiedono se la si possa considerare una vera e propria lingua. Vediamo insieme quali sono le caratteristiche principali di queste lingue, soffermandoci in particolare su quelle parlate nei paesi anglosassoni.
Lingua dei segni e lingua parlata
La lingua dei segni è una vera e propria lingua che richiede abilità espressive e comunicative simili a quelle richieste per le lingue parlate. Gli scienziati hanno dimostrato che i circuiti cerebrali che presiedono alla costruzione di frasi nel linguaggio parlato e in quello dei segni sono essenzialmente gli stessi, nonostante la differenza delle vie neurali messe in gioco per la loro articolazione.
Come nel caso di una lingua parlata, i bambini imparano i rudimenti della lingua osservando e interagendo con le persone che stanno loro intorno e attraverso vari tentativi che portano ad un apprendimento naturale e inconsapevole delle regole grammaticali. Anche le lingue dei segni, infatti, hanno un sistema di regole grammaticali e di punteggiatura ben preciso. Inoltre, come le lingua parlate, le lingue dei segni si evolvono naturalmente attraverso l’uso e l’interazione sociale tra le persone.
Ne è un esempio lo sviluppo di una lingua dei segni in Nicaragua presso la prima scuola per sordi, aperta nel 1980. Studenti che fino ad allora erano stati isolati dalla comunità dei sordi, si ritrovarono improvvisamente insieme e svilupparono una sorta di pidgin della lingua dei segni che venne trasmessa naturalmente alle nuove generazioni, al punto che il governo fu spinto a riconoscerla come lingua ufficiale e la standardizzò, riconoscendone il vocabolario e la grammatica. Nacque così la lingua dei segni del Nicaragua.
Anche laddove esiste già una lingua dei segni riconosciuta, non è insolito che nelle scuole per sordi si sviluppino dei gerghi giovanili o dei veri e propri dialetti di queste lingua. Nello Sri Lanka, ad esempio, ogni scuola ha il proprio linguaggio dei segni! Insomma, anche per il mondo dei sordi, il linguaggio è una vera e propria babilonia.
Ma esiste un collegamento tra la lingua dei segni e la lingua parlata? Non necessariamente. Paesi dove si parla la stessa lingua, come ad esempio l’inglese, possono avere delle lingue dei segni totalmente diverse. Ciò non esclude il fatto, però, che una lingua dei segni possa sviluppare un certo legame con la lingua parlata del posto, in quanto i sordi leggono i testi di quella lingua e li comprendono e questo inevitabilmente può influenzare il loro modo di pensare e di esprimersi. Ma i modi in cui ciò avviene sono molto complessi e rappresentano in gran parte un mistero.
Le lingue dei segni nei paesi anglosassoni
Come abbiamo detto prima, esistono tantissime varietà diverse di lingue dei segni, e i paesi anglosassoni non fanno eccezione. Di solito queste lingue vengono identificate attraverso un acronimo (sigla costituita dalle iniziali delle parole che formano un’espressione). Vediamo insieme le principali lingue dei segni dei paesi dove si parla inglese.
Negli Stati Uniti le lingue dei segni principali sono tre:
- Lingua dei segni americana (ASL)
Si tratta di una lingua ufficiale degli Stati Uniti, con una grammatica e un vocabolario indipendenti rispetto all’inglese. È piuttosto conosciuta nel mondo e usa un alfabeto ad una sola mano. - Pidgin della lingua dei segno americana (PSE)
È la lingua dei segni più diffusa negli USA, persino tra gli insegnanti. Il vocabolario è tratto dalla ASL, ma le strutture grammaticali e le sequenze di parole sono tratte dall’inglese. - Inglese corretto segnato (SEE)
Si tratta di una versione “figurativa” dell’inglese. I segni sono tratti dall’ASL, ma per il resto la lingua rappresenta una traduzione fedele dell’inglese in segni. È una lingua molto ricca dal punto di vista strutturale e lessicale e ne è incoraggiato l’uso da parte dei genitori di bambini sordi.
La lingua dei segni della Gran Bretagna è la BSL. Si tratta di una lingua ufficiale che ha molti dialetti e che utilizza un alfabeto a due mani.
In Australia, la lingua dei segni si chiama Auslan. Ha due dialetti principali: quello del nord e quello del sud. È piuttosto legata alla lingua dei segni britannica e a quella della Nuova Zelanda ma ha ben poco in comune con quella americana.
In Nuova Zelanda la lingua dei segni più parlata è la NZSL, riconosciuta come lingua ufficiale nel 2006, insieme al maori e all’inglese.
Esiste poi la BANZSL, la lingua dei segni britannica, australiana e neozelandese. Il suo nome è stato coniato da Trevor Johnston and Adam Schembri, e rappresenta una lingua ufficiale di cui la BSL, Auslan e NZSL possono essere considerati dialetti.
In Irlanda si parla la lingua dei segni irlandese (ISL), diffusa soprattutto nell’Irlanda del nord e imparentata con la lingua dei segni americani e con quella francese; non ha alcuna relazione, invece, con l’inglese parlato e con le lingue irlandesi. Si tratta di una lingua molto antica (esiste infatti da centinaia di anni) ed è stata esportata dai migranti irlandesi e dai missionari cattolici nelle comunità sorde di diverse parti del mondo.
Quando ci si esprime in una lingua, si tratti di una lingua dei segni o di una lingua parlata, bisogna conoscerne non soltanto la grammatica e il vocabolario, ma anche la cultura che essa veicola, le sue sfumature e la sua espressività; se vuoi imparare bene l’inglese è importante non sottovalutare questi aspetti. Per questo il corso di ABA English presta la dovuta attenzione non soltanto alle regole grammaticali dell’inglese, ma anche agli accenti e alle peculiarità dell’inglese parlato in varie parti del mondo. Perché non provi il nostro corso online?